Più che un vero e proprio lago, si suppone fosse una vasta palude discontinua sita tra i fiumi Adda, Serio e Oglio, con frequenti cambiamenti riguardo alla sua estensione. Le fonti storiche antiche non ne danno alcuna descrizione: il lago, infatti, è conosciuto più per la tradizione orale, mentre secondo i dati geologici esso sembrerebbe essere esistito in età preistorica. A sostegno dell’ipotesi che il Lago Gerundo non fosse un’unica massa d’acqua sono i ritrovamenti di strade romane in quello che tradizionalmente il territorio sul quale sarebbe sorto il lago.
È probabile che il toponimo “Gerundo” derivi dalla géra o “ghiaia” (oppure gérola, “sasso”), Valerio Ferrari, conoscitore del territorio cremasco, ha suggerito al contrario che il termine possa derivare dal greco gyrus (spira, curva), con riferimento ai meandri fluviali che abbondano nell’area. Un’ipotesi più fantasiosa farebbe invece derivare il termine Gerundo dal greco Ăchĕrōn, ossia Acheronte, un fiume infernale nella mitologia greca, poiché il lago avrebbe dovuto essere paludoso, e quindi inospitale e malsano.
La bonifica del territorio fu fatta dai monaci delle abbazie vicine. Si ritiene comunemente che le acque scomparvero non solo grazie alle importanti opere di bonifica svolte dai clerici, ma anche grazie al potenziamento del canale della Muzza da parte dei lodigiani e grazie anche a fattori di naturali di drenaggio e d’assestamento geologico.
Vi è anche un’antica leggenda riferita al lago. Si narra che un tempo nelle acque del Lago Gerundo vivesse un drago chiamato Tarantasio. Tradizione vuole che la gente del luogo evitasse di avvicinarsi alla riva perché se avessero osato farlo, il drago sarebbe apparso e li avrebbe divorati.
Inoltre, non accontentandosi di far stragi d’uomini, Tarantasio rendeva l’aria circostante al lago insalubre. (le esalazioni esistevano ed erano dovute alla presenza nel sottosuolo di metano e di acido solfidrico). Un giorno nei pressi del Lago Gerundo apparve un uomo che uccise Tarantasio e prosciugò il lago stesso.
Tale eroe altri non era che il capostipite dei Visconti di Milano il quale, dopo tale prodezza, adottò come suo stemma l’immagine del biscione (in foto). Altre leggende popolari attribuiscono il prosciugamento del lago e l’uccisione del drago a San Cristoforo o a Federico Barbarossa.